Indice
- La congiura del silenzio pt. 2: perché nessuno parla dell’asse intestino-cervello
4. Gli interessi economici: il business della salute
5. Resistenza culturale: vietato parlare di cacca
6. La resistenza al cambiamento: quando le abitudini pesano più della salute
7. La disconnessione dalla natura: quando dimentichiamo chi siamo - Conclusione: rompere il silenzio, un passo alla volta
Dopo il successo del PRECEDENTE ARTICOLO ho pensato che i tempi fossero maturi per condividere ulteriori ragioni che si celano dietro al trattamento del silenzio riservato all’asse intestino-cervello quando si parla di benessere psico-fisico, e più in generale all’importanza dello stato di salute del nostro microbiota intestinale in relazione ai disturbi del neurosviluppo.
4. Gli interessi economici: il business della salute
Partiamo alla grandissima con l’argomento off limits per eccellenza, che difficilmente viene affrontato apertamente: esiste un’intera industria multimiliardaria costruita attorno alla diagnosi e al trattamento delle malattie e dei disturbi in generale, anche quelli comportamentali e di apprendimento legati al mondo della scuola.
Eh si, non mi riferisco solo all’industria medica e farmaceutica, che prescrive esami di laboratorio, ricette per farmaci, controlli e integratori di ogni sorta, ma parlo anche del business creato intorno al mondo educativo: supporti tecnologici disparati, lim (lavagne interattive) e software tecnologici per ogni bisogno educativo speciale, libri e corsi specialistici, masterclass…prodotti e servizi che generano profitti significativi per case editrici, scuole private, enti del terzo settore e molti altri attori!
Un approccio che parte dalla nutrizione e dal benessere intestinale, invece, non genera gli stessi profitti. Anzi, potrebbe addirittura ridurli di molto! Se più genitori scoprissero che alcune difficoltà dei loro figli potrebbero migliorare significativamente modificando l’alimentazione e lo stile di vita, chi continuerebbe a comprare certi prodotti?
È come se il meccanico ti dicesse che per far funzionare meglio la tua auto basterebbe cambiare il tipo di carburante anziché sostituire costosi pezzi del motore. Quanti meccanici lo farebbero davvero?
Con questo esempio non voglio suggerire l’esistenza di un complotto organizzato, ma piuttosto di un sistema di incentivi disallineati: la ricerca segue i finanziamenti, e i finanziamenti tendono a fluire verso aree che promettono ritorni economici. Gli studi sul microbiota intestinale e sul suo impatto sul neurosviluppo ricevono di fatto meno fondi rispetto alla ricerca farmacologica, semplicemente perché il potenziale di monetizzazione è inferiore.
La conseguenza è che conosciamo molto più approfonditamente come funzionano certi farmaci rispetto a come funziona un intestino sano, nonostante il secondo sia molto più importante per il nostro benessere psico-fisico!
5. Resistenza culturale: vietato parlare di cacca
Ammettiamolo, nella nostra società parlare di intestino, digestione e (soprattutto) di cacca non è esattamente considerato elegante, e di certo non si tratta di un argomento che Csaba di Cortesie per gli Ospiti approverebbe.
Questo tabù culturale ha però delle conseguenze reali sulla salute.
Quanti genitori si sentono a disagio nel discutere in dettaglio le abitudini intestinali dei loro figli, persino con il pediatra? E quanti bambini crescono pensando che tutto ciò che riguarda la digestione e l’evacuazione di scarti nutritivi e metabolici sia in qualche modo sporco o imbarazzante?
Ricordo ancora la faccia di una mamma durante un incontro quando le ho chiesto: «come sono le feci di vostro figlio?». Era come se avessi chiesto il PIN del suo bancomat! Eppure, l’aspetto, la consistenza e la frequenza delle evacuazioni sono indicatori fondamentali della salute intestinale, che a sua volta influenza enormemente lo stato fisico, psicologico ed emotivo di tutti noi.
Questa resistenza culturale si estende anche alle scuole e agli ambienti educativi; prova infatti ad immaginare una maestra che suggerisce ai genitori che i problemi di comportamento di un alunno potrebbero essere legati alla sua dieta e alla salute del suo intestino…in molti contesti verrebbe guardata come se avesse proposto una cura basata sulla danza della pioggia!
Il risultato? Un silenzio collettivo su un tema che invece dovrebbe essere discusso apertamente e senza imbarazzo, perché ha un impatto enorme sulla qualità della vita e del benessere mentale.
6. La resistenza al cambiamento: quando le abitudini pesano più della salute
Un’altra cosa da non sottovalutare è la resistenza dell’inerzia umana; cambiare abitudini, soprattutto quelle alimentari, è incredibilmente difficile, anche quando sappiamo esattamente cosa sarebbe meglio fare. La verità è che la nostra alimentazione, tipicamente occidentale, ricca di alimenti ultra-processati, zuccheri raffinati e grassi idrogenati, è un disastro per il microbiota intestinale. Pizzette e focaccine, panzarotti, pastasciutte e arancini, torte salate e torte zuccherose, cannoli, cannoncini e babà…questa dieta, è così radicata nelle nostre abitudini quotidiane che l’idea di cambiare drasticamente il modo in cui mangiamo può sembrare più spaventosa di continuare a convivere con i problemi che questa alimentazione causa, nessuno escluso!
A questo ostacolo c’è da aggiungere poi la pressione sociale, la pubblicità onnipresente di prodotti malsani e la facilità d’accesso al cibo spazzatura rispetto agli alimenti freschi e nutrienti, per ottenere un quadro di quanto sia difficile per tutti affrontare questo cambiamento.
E quando i genitori provano a fare questi cambiamenti, spesso si trovano a combattere non solo contro le proprie abitudini, ma anche contro un ambiente sociale che non supporta queste scelte, tanto che quando ad una festa di compleanno, al posto di merendine, panna montata come se piovesse e bibite gassate ci si trova di fronte un tavolo di spiedini di frutta, torta di mele e succhi di frutta, lo sconforto sulle facce di genitori e bambini non solamente è innegabile, ma è generalmente accompagnato da un fragoroso «eh, ma che tristezza!»
La vera tristezza, in realtà, consiste nel fatto che ormai consideriamo il cibo artificiale e processato come il vero cibo, e il vero cibo come il cibo triste da dieta, da mangiare solo quando ci si deve preparare per prova costume.
7. La disconnessione dalla natura: quando dimentichiamo chi siamo
Infine, credo che alla radice di questa congiura del silenzio ci sia una disconnessione più profonda: quella tra noi e la nostra natura biologica. La civiltà moderna ci ha portato incredibili vantaggi, ma ha anche creato l’illusione che possiamo in qualche modo trascendere le leggi fondamentali della biologia. Abbiamo dimenticato che, prima di essere consumatori, studenti, professionisti, genitori, figli o qualsiasi altra cosa, siamo organismi viventi con bisogni biologici precisi.
Il nostro corpo negli ultimi 10.000 anni, non ha subito cambiamenti significativi, ma il nostro ambiente e il nostro stile di vita sono radicalmente diversi da quelli per cui ci siamo evoluti: questo significa che il nostro intestino e il nostro cervello si aspettano ancora di funzionare in un mondo di cibi integrali, attività fisica quotidiana, connessione sociale diretta e contatto con la natura, mentre noi troppo spesso offriamo loro cibo ultra-processato, ore di sedentarietà, interazioni mediate dagli schermi e ambienti artificiali…
Non possiamo quindi sorprenderci se iniziamo a manifestare segni di malfunzionamento! Non sarebbe troppo diverso da mettere una pianta tropicale in un ambiente freddo e stupirsi perché non fiorisce, per poi provare a risolvere decorando le pareti con un murales della foresta pluviale anziché donarle le condizioni di cui ha bisogno per vivere e prosperare!
Conclusione: rompere il silenzio, un passo alla volta
Capisco perfettamente che dopo aver scardinato queste chimere ci si possa sentire sopraffatti, e addirittura impotenti, ma ti assicuro che tutti noi abbiamo il potere di iniziare a cambiare questa narrativa, un cervello alla volta!
Possiamo educarci sull’importanza di avere un microbiota intestinale sano, possiamo condividere queste informazioni con altri genitori, amici e familiari, possiamo iniziare a porre le domande giuste ai professionisti che seguono i nostri figli, e soprattutto possiamo iniziare a fare cambiamenti concreti nelle nostre case e nelle nostre abitudini alimentari. Non parlo di rovesciare l’intero sistema in un colpo solo, ma di partire da piccole modifiche da introdurre nella vita di tutti i giorni, come ridurre gli zuccheri raffinati o aumentare il consumo di alimenti ricchi di probiotici, sfruttare ogni occasione per prendere il sole e fare lunghe passeggiate all’aria aperta.
Durante gli incontri dei PERCORSI DI FORMAZIONE lavoriamo proprio su questo: creare consapevolezza, fornire strumenti pratici e supportare le famiglie nel loro viaggio verso un maggiore equilibrio e benessere. Non si tratta di seguire mode o tendenze, ma di riconnetterci con una saggezza biologica che, in fondo, è sempre stata dentro di noi.
Perché come mi piace ricordare «i nostri bambini non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di genitori consapevoli» e la consapevolezza inizia proprio dal rompere il silenzio su ciò che davvero conta per la loro salute e il loro sviluppo fisico e neurologico.
Se vuoi approfondire ulteriormente questo tema e scoprire strategie pratiche per migliorare la salute intestinale dei tuoi figli, ti invito ad iscriverti alla Newsletter oppure a prenotare una chiamata per capire se il percorso può fare al caso vostro!